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La trappola delle Rottamazioni. Ecco perché evitarle e quali sono le soluzioni alternative

Immagine del redattore: metodolegalemetodolegale

È in arrivo la c.d. Rottamazione-quinquies, l'ennesimo di numerosi pseudo-condoni spesso solo dannosi. Qui spieghiamo perché le soluzioni alle imprese in crisi sono altre (tipo la transazione tributaria).






Si avvicina la scadenza della sesta rata della c.d. Rottamazione-quater ed è già giunto il momento della Rottamazione-quinquies, ormai in dirittura d’arrivo.

 

Chiunque abbia un minimo di senso critico e buon senso comprende facilmente che c’è qualcosa che non va in questo susseguirsi di pseudo-condoni fiscali.

 

A dirla tutta, la definizione agevolata dei ruoli esattoriali (c.d. rottamazione delle cartelle di pagamento) è stata, per molti che vi hanno aderito, un grave errore.

 

Lo sappiamo, quella delle rottamazioni comincia ormai ad essere una storia piuttosto lunga, essendo iniziata nel 2016 ed essendosi sviluppata in diversi capitoli, l’ultimo dei quali è consistito nella recente proroga della rottamazione quater.

 

Tali provvedimenti sono stati accomunati dalla possibilità, per il contribuente moroso, di pagare i propri debiti tributari scaduti a rate e con uno sconto sulle sanzioni e sugli interessi di mora. Dopo circa 8 anni dall’inizio di questa vicenda, tali provvedimenti cominciano ad apparire quasi strutturali: come visto, si sa già che presto vi sarà una nuova rottamazione quinquies, e poi una rottamazione sexies, e così via.

 

Tutto ciò rende manifesto che:

- Il problema dei debiti fiscali e contributivi affidati al recupero di ADER (Agenzia delle Entrate riscossione) è oramai cronico, sicché i vari governi, non importa di quale colore, cercano di ridurlo attraverso condoni ripetuti ogni circa due anni.

- Le rottamazioni sono nella sostanza inefficaci. Solo una piccolissima percentuale del debito tributario è stata effettivamente smaltita e rimborsata grazie a tali provvedimenti.

- Da ciò deriva inoltre che solo pochi si sono potuti effettivamente avvantaggiare di tali provvedimenti.

La triste verità è dunque che i risultati sono stati ampiamente sotto le aspettative. Per dirla tutta, si può parlare di un vero e proprio flop (come è stato recentemente riconosciuto dallo stesso governo in carica).

 

La maggior parte delle istanze di rottamazione non sono state infatti portate a termine, ma concluse anzitempo, con entrate fiscali ampiamente sotto le aspettative.

Perché tutto questo?

 

Il motivo più frequente deriva dal fatto che i soggetti che hanno avuto difficoltà nel versare imposte e contributi nel passato, con conseguente accumulo di debiti tributari, difficilmente possono sperare di pagare quei tributi (per quanto al netto delle sanzioni e a rate) nel momento presente.

 

Il risultato è quindi, per tantissime aziende, quello di peggiorare la propria situazione finanziaria dovendo versare non solo le imposte e i contributi presenti ma anche quelli che non erano riuscite a versare in passato, sicché, a meno che non si trattasse di importi piccoli o di aziende nel frattempo cresciute e ristrutturate, il gioco risulta impossibile o peggio dannoso, assorbendo liquidità presente per coprire falle del passato.

 

Una vera e propria follia dal punto di vista economico, che implica il risultato di compromettere investimenti per il futuro per tentare (normalmente senza successo) si sistemare i problemi del passato.

 

Questa dinamica perversa somiglia, di fatto, ad una gigantesca ruota di criceto, dove l’imprenditore corre per pagare i debiti passati strozzando la crescita e compromettendo la tenuta attuale della propria azienda.

 

Ma visto che al male non c’è mai fine, i problemi non finiscono qui.

Infatti, chi ha aderito ad una o a più rottamazioni (ma il discorso vale anche per le semplici rateizzazioni delle cartelle esattoriali) ha di fatto compromesso anche la propria possibilità di contestare i debiti tributari che hanno formato oggetto della definizione agevolata. In altre parole, non sono impugnabili (salvo alcune eccezioni) le cartelle che sono state oggetto di rottamazione, anche se quest’ultima non è stata portata a termine. Pertanto, una volta richiesta la rottamazione di una cartella, questa sarà divenuta incontestabile, anche laddove il relativo debito risultasse eventualmente prescritto.

 

Il problema del debito tributario va dunque affrontato in maniera radicalmente diversa.

Né condoni, né ricorsi tributari fatti a casaccio, né altre apparenti scorciatoie possono essere la soluzione per le aziende indebitate.

 

Sarebbe fondamentale non disperdere risorse per affrontare alcune rate per poi decadere, di volta in volta, da rateizzazione e rottamazioni varie. Esistono altre vie, più razionali in quanto adattabili alla specifica situazione di crisi di ciascuna impresa.

 

Una di queste soluzioni è rappresentata dalla transazione tributaria.

 

Sarebbe il caso quindi di cominciare a gestire i problemi per risolverli davvero e non solo per prolungare l’agonia di imprese e contribuenti.

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