Un imprenditore salentino veniva segnalato come “cattivo pagatore” presso la Banca d’Italia a causa di un finanziamento non onorato. L’Arbitro Bancario e Finanziario (ABF), su ricorso dell’avvocato Antonio Manco, di Metodo Legale, ha però imposto alla Banca di cancellare la segnalazione in quanto ingiusta.

Per anni un imprenditore salentino non ha potuto accedere al mercato del credito, venendo le sue richieste di finanziamento puntualmente rifiutate da parte di banche e finanziarie a causa di una segnalazione come “cattivo pagatore” presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia.
Proprio durante i duri anni del Covid - con le chiusure forzate, i lockdown e le restrizioni sempre più stringenti rispetto ad assembramenti e spostamenti -, il giovane ristoratore veniva privato della possibilità di usufruire delle garanzie statali messe a disposizione dal Governo per consentire ai lavoratori autonomi di accedere con più facilità a mutui e finanziamenti.
Tali agevolazioni erano dunque precluse al protagonista della vicenda, il quale si trovava schiacciato nella morsa della crisi economica, costretto a lunghe e costose chiusure della propria attività e senza neppure la possibilità di rifinanziare i costi esorbitanti di affitti, utenze e spese non preventivate.
La vicenda avrebbe preso una piega drammatica se non fosse stato per la capacità di reazione dell’imprenditore che, nonostante tutto, è stato in grado di superare i mesi più bui della propria vita e può ora contare su una azienda fiorente.
Oggi però l’artigiano è fortemente determinato ad andare a fondo della disavventura vissuta nei mesi passati ed a chiedere un risarcimento nei confronti dell’istituto finanziario che ha effettuato la segnalazione in Banca d’Italia.
Sì, perché quella segnalazione – che ha seriamente rischiato di portare al fallimento l’attività economica del Nostro – era ingiusta. Così si è infatti espresso l’Arbitrato Bancario e Finanziario, Collegio di Bari, con lodo arbitrale di fine dicembre 2021.

Con ricorso a firma dell’avvocato Antonio Manco, di Aradeo, l’imprenditore aveva chiesto la cancellazione della propria segnalazione a sofferenza collegata ad un vecchio finanziamento non pagato nei termini contrattuali. La banca, in effetti, aveva prima rigettato il reclamo con cui veniva richiesta la cancellazione; poi, chiamata a rispondere dinanzi all’ABF, si era nuovamente opposta alla istanza di procedere con la riabilitazione del proprio ex cliente, adducendo come il debito – collegato ad un finanziamento revocato anticipatamente per morosità - non fosse stato ancora integralmente onorato da parte del ricorrente.
Come accennato, tuttavia, l’Arbitrato ha dato definitivamente ragione all’imprenditore il quale ha saputo dimostrare come la segnalazione quale “cattivo pagatore” non fosse giustificata in base alle sue reali condizioni economico-finanziarie. In particolare, attraverso una ricostruzione della propria situazione personale e lavorativa, il segnalato dimostrava di non versare in una situazione di “stabile e consolidata incapacità di onorare i propri debiti” e di come la Banca non avesse elementi per dimostrare il contrario. L’Istituto finanziario è stato quindi condannato, oltre che alla cancellazione di ogni segnalazione a sofferenza, anche al pagamento delle spese di procedura.
Rimane ancora da verificare la sussistenza del diritto ad un congruo risarcimento, da appurare in altra sede.


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