di Antonio Manco
Avvocato tributarista

L’emergenza Coronavirus sta ponendo in serie difficoltà famiglie e imprese italiane, anche da un punto di vista economico.
Proponiamo pertanto una breve panoramica sulle moratorie attualmente in essere o in via di approvazione, finalizzate alla sospensione di mutui, finanziamenti e leasing.
Il decreto legge per la sospensione dei pagamenti dei mutui per famiglie e imprese colpite dalla Crisi.
Importanti agenzie informative (adnkronos.it), rilevano come già mercoledì 11 o giovedì 12 marzo potrebbe essere emanato il decreto per la sospensione dei pagamenti dei mutui per le famiglie e le imprese colpite dagli effetti del coronavirus. Il governo sarebbe infatti sul punto di emanare il nuovo Decreto Legge “salva-economia” al quale lavora il ministero del Tesoro, in collaborazione con la Banca d’Italia, per una moratoria sulle rate da versare alle banche, sotto l’ombrello di una garanzia pubblica sia sulla parte di capitale che di interessi.
Aspetto cruciale e al centro delle riunioni preparatorie al Tesoro è proprio quello della garanzia statale in un contesto che vede crescere il rischio di un rialzo delle sofferenze in pancia agli istituti di credito per la difficoltà di aziende e famiglie a onorare gli impegni. “Stiamo lavorando per una moratoria molto ampia per i prestiti alle imprese e alle famiglie per garantire liquidità", ha annunciato il viceministro dell'Economia Antonio Misiani ai microfoni di 24Mattino su Radio24.
"Stiamo dialogando con la Banca d’Italia e immaginiamo forme di garanzia pubblica che aiuti il sistema bancario a sostenere nel migliore dei modi possibili questo intervento”, sottolinea, spiegando che è allo studio "una parziale garanzia pubblica per assistere questa moratoria sui mutui alle famiglie e alle imprese”.
La moratoria ABI per le imprese.
Venerdì 6 marzo, l’ABI e le Associazioni di rappresentanza delle imprese hanno sottoscritto un addendum all’Accordo per il Credito del 2019, così prorogando l’applicazione della misura “Imprese in Ripresa 2.0”. Grazie a questo accordo, le imprese danneggiate dall’emergenza epidemiologica “COVID-19” possono usufruire della c.d. moratoria ABI per tutti i finanziamenti in essere al 31 gennaio 2020.
Il nostro Studio ha già inviato le prime formali richieste di moratoria per alcune aziende che operano nel settore del turismo alberghiero e della ristorazione.
La sospensione del pagamento della quota capitale delle rate di mutuo o di leasing o di restituzione di cambiali agrarie, può essere chiesta da tutte le micro, piccole e medie imprese per i finanziamenti a medio-lungo termine, che potranno essere sospesi fino al 100% dell’ammortamento residuo.
Inoltre, la misura prevede che, ove possibile, le Banche offrano condizioni migliorative rispetto a quelle esplicitamente previste dall’accordo, e ciò al fine di andare incontro alle esigenze delle imprese richiedenti. È sicuramente questo il punto più importante del provvedimento, in quanto permette a tutte le imprese colpite dalla crisi di aprire un tavolo di negoziazione one-to-one con gli istituti creditori.
L’importanza di sfruttare questa chance deriva dalla nuova disciplina sulla segnalazione dei crediti deteriorati e delle società in default, che non è stata interessata da alcuna modifica, nonostante la crisi sanitaria che ci ha colpito. Quasi tutte le banche hanno adottato le nuove linee per stabilire la soglia di rilevanza dei debiti scaduti che, secondo le indicazioni europee, comporteranno la segnalazione di tutte le imprese che abbiano un debito arretrato superiore a 500 euro per oltre 90 giorni (o una componente pari all’1% dell’importo totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca finanziatrice). A ciò si aggiunga che l’eventuale default su una singola esposizione comporterà l’automatico default di tutte le posizioni dell’impresa nei confronti dell’istituto di credito, salvo alcune eccezioni che però sono lasciate alla discrezionalità della Banca finanziatrice. Pertanto, usare la moratoria ABI in questo momento storico – paradossalmente – diventa conveniente sia per l’azienda che evita la segnalazione in CR (e la conseguente revoca degli affidamenti) sia per la banca che evita di dover qualificare il credito come deteriorato (e così di inserire gli accantonamenti di legge che “assorbono” il capitale sociale).
Nell’attuale panorama, una seconda opportunità consiste nel fatto che il calo dei consumi, il blocco di alcune catene di produzione e le ripercussioni sul fatturato a cui stiamo assistendo potranno rappresentare una giusta causa per ottenere una ristrutturazione del proprio debito, accedendo a nuova finanza, raggiungendo accordi sostenibili con i propri creditori, ovvero definendo un piano di risanamento.
Questa possibilità assume ancora più valore dopo che il D.L. n. 9 del 02 marzo 2020, recante “Misure urgenti di sostegno per le famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, ha disposto lo slittamento dell’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi di Impresa. I nuovi sistemi di allerta e le segnalazioni agli Organismi di composizione della crisi (Ocri), infatti, entreranno in vigore a partire dal 15 febbraio 2021.
Tale rinvio implica che l’azienda potrà utilizzare gli strumenti stragiudiziali attualmente in vigore per contrastare la crisi, proprio a partire dal Piano Attestato di Risanamento che, in questo momento storico, rappresenta lo strumento più agile e veloce per garantire la continuità di impresa consentendo un blocco delle azioni, su base volontaria e consensuale, con i principali creditori, tra cui le banche.
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